Il pernottamento in casa paterna secondo il tribunale dei minori di RomaCronache dai tribunali
10/08/2010 - 10.16In Italia, in materia di compiti di cura dei figli di genitori separati, accadono fatti assai strani. In relazione al pernottamento con i bambini, per esempio, luoghi comuni e contraddizioni "allucinate" la fanno da padrone contro ogni logica e buon senso. Preparare la cena, guardare insieme i cartoni in TV, mettere a letto i bimbi e conciliare il loro sonno con un bell'abbraccio e un tiepido biberon di latte con biscotti in polvere, svegliarsi la notte per le loro "emergenze" o per l'acqua, cambiare un pannolino......sono tutti compiti di cura importantissimi - per mezzo dei quali ogni genitore consolida il proprio rapporto con i figli piccolini - che per certa parte della magistratura si possono svolgere, dal lato paterno, solo a partire da una certa età del bambino. E qui, su questo stereotipo imbecille e pericoloso (come quasi tutti gli stereotipi di genere e i luoghi comuni), assistiamo impotenti all'imposizione di una prassi, tanto in voga presso tribunali e servizi sociali, che raggiunge livelli inimmaginabili. Woody Allen ci potrebbe fare un film dei suoi e tanti bei soldi, se solo qualcuno riuscisse ad avere 5 minuti della sua attenzione sul tema. "...Il bambino è in tenera età, per cui si consiglia di prevedere, con gradualità, il pernottamento presso la casa paterna a partire dai tre anni....", questo è, più o meno, lo stereotipo che domina incontrastato negli ambienti giudiziari di oggi, da Udine a Trapani. Rare le eccezioni. Siamo certi che sappiate bene di ciò di cui parliamo, ma per corroborare la discussione e la riflessione, vi proponiamo una recentissima "perla" giudiziaria proveniente dal tribunale dei minori di Roma, che ha disposto il solito falso affidamento condiviso con, in più, un eccellente contributo accademico utile per fare finalmente chiarezza sull'annoso tema del pernottamento. Riportiamo testualmente dal dispositivo "....i due genitori, sebbene tuttora molto conflittuali, hanno manifestato un concreto interesse alla partecipazione attiva alle scelte e al programma educativo e di cura del minore sicchè, una volta stabilito con il presente provvedimento un dettagliato regime di visita per il padre........è auspicabile che gli sforzi dialettici delle parti vengano convogliati verso un reciproco contributo alle scelte relative alla crescita e al migliore benessere evolutivo del figlio comune......il minore è collocato presso la madre.......quanto alla frequentazione paterna, ritiene essa vada intensificata dopo il compimento da parte del minore dei tre anni e sei mesi, al fine di consentire la maturazione e il consolidamento del legame del padre con il figlio e un progresso nelle capacità paterne di accudimento del bambino.....dopo la data indicata, la frequentazione potrà essere ampliata consentendo il pernottamento del figlio presso il padre, che garantisce una bigenitorialità effettiva........". In sintesi, i giudici minorili Angela Rivellese (Presidente), Cristina Capranica (giudice relatore) e i giudici Daniele Brandani e Carla Sorace hanno decretato che, nel caso in questione: 1. il padre non può pernottare con il figlio fino a 3 anni e 6 mesi (sembrano gli anni di detenzione comminati da un tribunale penale....), 2. la frequentazione con il padre può essere ampliata solo dopo il compimento di quella età, 3. questo doppio limite vale anche se il genitore discriminato ha mostrato un concreto interesse a seguire la crescita del figlio, 4. tale dispositivo garantirebbe, secondo gli esimi giudici, una bigenitorialità effettiva. Questo è ciò che emerge, a prima vista, dal decreto. Ma andiamo alle questioni di logica elementare che tale dispositivo riesce a scatenare. In primis, se un padre, attento alla crescita della prole, non dovrebbe di fatto seguirla fino al compimento di 3 anni e 6 mesi, ciò vuol dire che nelle famiglie italiane, nelle coppie unite, vivono migliaia di genitori che si occupano "abusivamente" dei propri bambini. Mi riferisco ai migliaia di papà che seguono la gravidanza, assistono al parto, fanno regolari turni di notte per l'allattamento dopo lo svezzamento, cambiano i pannolini, fanno il bagnetto etc. Evidentemente, per il sacro collegio del tribunale minorile dell'Urbe, lo fanno di nascosto, sottotraccia, attenti a non farsi scoprire, chè sennò qualcuno potrebbe segnalare la cosa ai servizi sociali e allo stesso tribunale. In secundis, per i giudici romani, prima del compimento di quella età, un papà non può raggiungere, per sua stessa natura, un grado di confidenza ed intimità che permetta il consolidamento di una relazione autentica con il figlio. Infine, tutto ciò garantirebbe una "effettiva" bigenitorialità". Stoppiamo qui le considerazioni, e proviamo a condividere con voi il diritto di critica che la nostra amata Costituzione prevede: fate voi lettori i commenti, e noi svolgeremo il compito di inviarli, insieme ad una dettagliata missiva, al Presidente del tribunale minorile di Roma, con tanto di firma. Necessario nome e cognome più indirizzo mail. Sgraditi gli insulti, gradita l'ironia e la costruttività. Fonte: Redazione Non ci sono allegati per questa notizia Torna indietro Questa Notizia è stata letta 112702 volte
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08:08 di sabato 24/03/2018 | ||
scritto da varotti luca | ||
salve divorziato,mi considero un sopravissuto alla separazione.
denunce penali pignoramenti ecc.la ex ha semplicemente approfittato alla grande delle prerogative concesse da questo stato di fantoccio.chi c´è dietro? la lobby degli avvocati appoggiati dai giudici,un business. (ricordiamoci che fondalmente un magistrato è un laureato in giurisprudenza) l appunto che muovo è l incapacità dei maschietti a riunirsi e formare un partito politico per scardinare lo schifo giudiziario.sembra follia ma è li che si portano i nostri diritti e interessi perché se aspettiamo che un partito faccia i nostri interessi stiamo freschi..... | ||
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21:58 di lunedì 06/06/2016 | ||
scritto da matarazzo gianluca | ||
gianlucamatarazzo73@hotmail.it
il precedente messaggio l´ho scritto io ovvero che mia figlia vive a lecce ed io in abruzzo | ||
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21:49 di lunedì 06/06/2016 | ||
scritto da GIANLUCA MATARAZZO | ||
ho una bimba attualmente di 2 anni e mezzo e d è gia un anno che non vive piu´ con me essendomi diviso dalla mia ex compagna, vivono a lecce, io in Abruzzzo. Purtroppo non ancora ci mettiamo d´accordo perchè, se andavamo d´accordo, non staremmo qui a parlarne. Il mio avvocato ha proposto il pernottamento graduale gia da quest´anno cosi´ che il prossimo, quando ne compirà tre di anni, posso portarla a casa mia ma sembra che la madredi mia figlia non voglia e dovrei aspettare i tre anni per starci nel luogo di residenza della mia ex e i 4 per portarla da me ma per qualche giorno e non una settimana come da me espresso visto che la mia precedente proposta era che lei mi portava la bimba in abruzzo un weekend ogni due mesi, non ha accettato. | ||
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17:45 di domenica 29/05/2016 | ||
scritto da pierluigi | ||
Sono figlio di genitori separati ,ho sofferto molto la mancanza di mio padre. Adesso forse il destino a fatto separare anche me dalla mia compagna,la differenza che io cercò, amo miofiglio al contrario di mio padre.il problema è che lei impedisce ora di farmi fare il.padre.spero di essermi spiegato e chiedo più rispetto x noi padri .
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11:05 di mercoledì 04/05/2016 | ||
scritto da emanuele di giorgio | ||
Una vergogna. Sono sempre stato presente,anzi presentissimo nella vita di mia figlia,addirittura accusato dalla madre di essere troppo presente nei suoi bisogni. Troppo premuroso nei suoi riguardi. E un tribunale che dica che sono un padre e non posso accudire mia figlia dice solo il falso. Fortunatamente riesco dedicare molto tempo a mia figlia,e potrei occuparmene esclusivamente,e questo è la cosa che da piu fastidio alla mia ex compagna.dedico piu tempo io a mia figlia (e lavoro) che lei che non lavora. Però le sue parole sono..."io sono la mamma e tu sei SOLO un papa". | ||
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